NOIA MORALE

aco_jesus

Seguo una dieta rigida a base di hardcore e letteratura francese, del resto sono giorni in cui mi rimane poco altro spazio e tempo per differenti attività che non siano autismo, ansia da cartellino, raccolta di matasse di pelo dal pavimento anche tre volte al giorno, il tutto sostentato da copiosissime dosi di caffeina e vodka nel fine settimana, ah la vodka, da sempre una delle mie migliori amiche, non trovate che sia meravigliosa la vodka? A volte ha la forma di braccia che ti stringono raccogliendoti da terra, braccia innalzanti verso un orizzonte chiamato bellezza, più spesso quella di un mostro bicefalo dotato della consona distanza per sbranarsi vicendevolmente mentre la mia testolina ubriaca si trova proprio nel mezzo, al centro perfetto di questo distico alcolico e del suo sincronico latrare dilatato tra le orecchie. L’immaginazione si accende, fibrilla, avvampa come una nuvola rossa bagnata di stille, l’immaginazione prepotente s’incurva sfidando serigrafie e calembour che posto sull’internet sperando di prendere molti like, perché questo è quello che sperano tutti nell’epoca abietta del 2.0, come se i like potessero salvarti dalla noia in cui sei immersa, come se fossero un mix letale di acqua santa e Lexotan da sorseggiare immersa in una vasca d’acqua solforosa bollente guardando il tramonto tinteggiare d’arancio e rosa fluo il cielo sopra il Chianti. La noia si, la noia è soprattutto quello che avverto, e come potrai mai annoiarti divisa così tra capacità mnemoniche teatrali da allenare e Quiz Aspie da compilare per capire quanto in realtà il mio lavoro mi doni decisamente a pennello? Mi sembra già di sentire qualcuno avanzare tale quesito cretino. Eh si però, purtroppo mi annoio, le persone mi annoiano, le donne sono quelle che mi annoiano più di tutti, vorrei avere un cervello maschile e forse in buona parte già lo posseggo ma non abbastanza, dio quanto è affascinante la teoria del cervello prevalentemente maschile, non la conoscete? Andatevela a leggere, cristo non posso starvi a raccontare qua tutto io. Vorrei essere un maschio, dicevo, e questo già lo sappiamo largamente, ma insomma mi potrei anche ampiamente accontentare della compagnia maschile, la compagnia maschile è eccezionale, non ci si annoia quasi mai, e io sono fondamentalmente un’invidiosa e questa è una caratteristica precipua del sesso sciagurato a cui purtroppo appartengo e dunque per questo circolo vizioso e viziato mi odio ma non potrei essere altrimenti che invidiosa di qualcosa che bramo così tanto ma che sfortunatamente non sarò mai. La mia vita scorrerà sempre così strappata, del resto amo un uomo che non potrò mai più avere e solo ora che lo scrivo mi rendo conto di quanto gli uomini che non potrò mai più avere in realtà siano due, non uno soltanto come scioccamente pensavo fino a cinque secondi fa. Ci ho fatto il callo allo squartamento, all’inconveniente di esser nata come direbbe il caro Emilé, alla tensione perenne e perpetua che mi provoca il non-essere, è forse per questo che sono così annoiata, avrei dovuto non abituarmi mai a questa condizione, avrei dovuto essere sempre prolificamente lacerata; la noia non è una condizione contingente, legata all’assenza di accadimenti, alla ripetizione quasi stereotipata di gesti, consuetudini e routine di per sé anche rassicuranti, la noia è la condizione esistenziale di un organismo costretto in continuazione a vivere la contraddizione dell’essere al mondo e pur non aderendovi dovervicisi per forza abituare. La noia è l’idea di rivoluzione allo stato larvale a cui manca il compimento dell’azione, scagliare una molotov ad esempio. E quindi si, tutto mi annoia, questa casa mi annoia, la sveglia mi annoia, timbrare il maledetto cazzo di cartellino mi annoia, attraversare giornate quasi incoscienti nella ripetizione di gesti fino ad arrivare quasi senza accorgersene a sera mi annoia, gli esseri umani mi annoiano, la maggior parte di loro sicuramente, le donne mi annoiano più di tutti, i loro discorsi sciocchi e banali, e in quanto ai loro discorsi seri, figuriamoci, mi annoiano ancora di più. Le ricorrenze mi annoiano, la tv, internet, i locali, le stagioni, i rapporti umani, tutto. Tutto di un’assoluta noia mortale. E sono così tanto annoiata che è difficile anche scrivere qualcosa che non procuri TE DI OOO domenicale quanta droga consumare, ecco quindi che la letteratura francese, per me la sola, vera, autentica letteratura possibile e la musica del demonio, tanto rock e al solito pochissimo roll, mi vengono in aiuto riempiendo interstizi di spazio e tempo che rubo scaltra all’autismo, al timbrare il cazzo di cartellino e al raccogliere matasse di pelo dal pavimento anche fino a tre volte il giorno, tutti i giorni.

E come al solito sono arrivata in fondo e non so mai come terminare, penso sempre che mi dovrebbe venire in mente un’idea geniale che puntualmente non mi viene mai e così quando finisco di scrivere sono frustrata perché il finale è la parte più importante, fateci caso, è quasi sempre quella che rimane maggiormente impressa e io tutte le volte sento che calo, che vado sui fiati, che tronco lì a caso perché mi manca sempre l’idea geniale con cui terminare e sapete cosa? Mi sa che questo post non farà eccezione.